Dalla filosofia alla pittura

Tra i grandi estimatori del caffè di tutti i tempi c’è Voltaire, che ne beveva 40 al giorno per rimanere sveglio e pensare come “poter combattere i tiranni e gli imbecilli”, Ludwig van Beethoven, che dosava in modo quasi maniacale 60 chicchi di caffè per ogni tazza, e Johan Sebastian Bach, che amava il caffè così tanto da dedicargli la “Cantata del caffè” (Kaffeekantate), eseguita a Lipsia tra il 1732 e il 1735.
Musica, che con il caffè ha stretto da subito una relazione particolare, se si pensa all’enorme repertorio di canzoni che hanno per tema l’oro nero più o meno esplicito nei testi dei brani: tra le prime c’è “A tazza ‘e cafè”, scritta nel 1918 da Giuseppe Capaldo e portata al successo da Roberto Murolo, ma una canzone emblematica è “Ma cosa hai messo nel caffè”, presentata da Riccardo del Turco ed Antonine al Festival di Sanremo del 1969. Dei primi anni ’70 è, invece, la celeberrima “Il caffè della Peppina”, cantata allo Zecchino d’Oro nel 1971 e trasformatasi poi un vero e proprio tormentone per i bambini. Finchè nel 1977 arriva “Na tazzulella ‘e cafè” di Pino Daniele, che diventa un piccolo manifesto della ritualità napoletana còlta nella sua quintessenza.
Dieci anni dopo sarà la volta di Fiorella Mannoia con il suo “Caffè nero bollente”, mentre si dovrà attendere il 2003 per “contare e cantare” i “7000 caffè” di Alex Britti.

Ma della bevanda più amata e conosciuta al mondo hanno cantato anche star internazionali come Ella Fitzgerald, Frank Sinatra, Bob Dylan, Prince, i Blur e Cranberries con brani diversi, che hanno la parola caffè nel titolo. Caffè, visionario protagonista anche di brani come “Anna” di Lucio Battisti, “Furia cavallo del West” di Mal e “Don Raffae’” di Fabrizio De Andrè. Il caffè, nel tempo, è stato prepotentemente celebrato anche nell’arte pittorico/visiva: la prima tela in cui venne rappresentato è la natura morta di Francisco de Zurbaran “Piatto di cedri, cesto di arance e tazza con rosa” del 1633.
Numerosissime, ovviamente, altre tele famose di artisti, che hanno accompagnato il caffè nella sua lunga evoluzione: ineguagliabile la “Donna con caffettiera” di Cezanne (1890-1895), come le opere di Edward Hopper o quelle di Renato Guttuso.
Nondimeno, il caffè è stato usato nel tempo anche come materia per dipingere: Karen Eland, utilizzando caffè ed acqua, ha realizzato personali rivisitazioni di alcuni celebri dipinti, tra i quali la “Monna Latte”, in cui la “Mona Lisa” di Leonardo è rappresentata con una tazza di cappuccino in mano, o la “Creazione del caffè”, in cui l’Adamo della “Creazione” di Michelangelo ha in mano una caffettiera e riempie la tazzina di un avventore speciale, il Creatore.

Lo stesso ha fatto il pittore Marcel Sinlah Wagner, che ha amato talmente tanto il caffè da usarlo per intigerci i suoi pennelli e tirar fuori opere d’arte grazie all’uso di caffè evaporato, diventato per lui il punto di partenza della “pittura – espresso”.
Restando in tema, non si possono non menzionare l’italiana Bernulia (all’anagrafe Giulia Bernardelli), che per dipingere rovescia una tazza di caffè e, servendosi del cucchiaino, trascina la macchia fino ad ottenere piccole immagini, o le opere d’arte da record dell’artista russo Arkady Kim che, utilizzando 180 chili di caffè (circa 1 MILIONE di chicchi), ha dato vita ad un murale di 30 metri quadrati, “The awaking” (il risveglio), in bella mostra al Gorky Park di Mosca, o, per finire, l’opera “Mekka Mokka” di Aldo Mondino, un tappeto da preghiera composto di chicchi crudi o tostati (quindi bicolore) con le frange formate da caffè macinato.

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